presentazione libro a cura della libreria Ghibellina
L’homo sapiens non è homo legens, in altre parole: l’essere umano non è nato per leggere, ce lo dicono le neuroscienze cognitive. Eppure da migliaia di anni l’essere umano ha acquisito questa straordinaria capacità. E ciò che si acquisisce si può anche perdere, è il monito di alcuni studiosi. Esistono in effetti dati inquietanti sulle scarse capacità da parte dei giovani di oggi di “lettura profonda” – di chi non solo legge ma anche capisce cosa legge e gli attribuisce significato. Tutti, anche i non nativi digitali, sappiamo di leggere meno di ieri, o più distrattamente, scrollando i testi, saltando le frasi più lunghe e difficili, presi da tante altre cose che interrompono di continuo la lettura. I dati parlano anche di una minore capacità di immedesimarci con i personaggi di cui leggiamo le storie, di provare empatia, quindi di essere umani tra gli umani.
Paolo Costa e Pier Cesare Rivoltella non si accontentano di spiegazioni semplici, e non si arrendono al “destino della lettura”, quasi fosse deterministicamente già scritto. Ci ricordano che mai come oggi i giovani hanno scritto, anche se spesso messaggi brevi e funzionali, e che community online pullulano di aspiranti scrittori e lettori-co-autori. Perfino Instagram si presta a narrazioni moltimodali e a parlare, per immagini e brevi righe di testo, perfino… di libri!
Costa e Rivoltella rivolgono lo sguardo a cinquemila anni di tecnologie della scrittura, di supporti materiali sempre diversi e di rivoluzioni nelle pratiche di lettura – pratiche sociali, culturali – ben prima della rivoluzione digitale. Troppo semplice allora imputare all’avvento del digitale la crisi della lettura, quando i responsabili ne siamo noi che non ripensiamo la scuola; che siamo distratti, frettolosi, incalzati da un tempo che ci sfugge; che ci dimostriamo incapaci di trovare il tempo per immergerci, e perderci, nel mondo virtuale che ci schiude un romanzo – che sia letto su carta o dallo schermo di un supporto digitale.